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Pistacchio, l’oro verde dall’Iran oggi si custodisce in cassaforte

pianta pistacchio

La Pianta del Pistacchio e la sua coltivazione tra Iran e Sicilia

Odiato dai bambini ed osannato dagli adulti, il pistacchio è un frutto tutto da scoprire man mano che si avanza con l’età e si affina il gusto. Per un italiano, i migliori pistacchi del mondo si coltivano a Bronte, in Sicilia, dove assumono speciali riflessi verde smeraldo, rosso e rosa. Ma non ditelo ad un iraniano, lì la coltivazione dei pistacchi è un’arte millenaria e sono stati proprio gli arabi a portare questa coltura nell’isola della Trinacria.

Nell’antico territorio del Regno di Persia i pistacchi sono stati sempre di uso comune, disponibili ad un prezzo accessibile, come da noi avviene per le mandorle. Ma un recente aumento dei prezzi ha fatto sì che i pregiati frutti secchi vengano in questi giorni boicottati in Iran. Il prezzo al chilo infatti è aumentato di dieci volte rispetto all’anno scorso e la gente si sta ribellando, organizza proteste in piazza e su Facebook, boicottando l’acquisto. Ma il governo iraniano, che – fra le altre cose, vieta l’uso Facebook e altri social media, appoggia la protesta… di chi è quindi la colpa?

L’aumento dei prezzi è da ascriversi al maggiore volume di pistacchi esportati (+ 20%) verso Europa ed Asia (gli Stati Uniti – come spiega il servizio televisivo qui sopra, hanno bandito le importazioni dall’Iran, reincentivando la produzione locale). Pur avendo prodotto si più (+ 15%), l’aumento delle esportazioni ha fatto salire i prezzi ed il governo è di fronte ad un bivio: bloccare momentaneamente le vendite all’estero per “sfamare” la voglia di frutta secca degli iraniani o far crescere un comparto del commercio alimentare che traina?

I pistacchi rappresentano davvero l’oro verde dei nostri tempi e così capita che a Bronte ed in provincia di Catania i pistacchieti debbano essere controllati a vista dai contadini. Ogni anno infatti al momento del raccolto ladri si intrufolano nei campi per prelevare il prezioso frutto, il cui valore si aggira intorno ai 40 euro al chilogrammo (fonte Terramadre.it).

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